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L’uomo protestò; ma l’eco delle sue grida fu la sola risposta che ottenne. Indignato per l’inganno che gli pareva di aver subito, l’uomo continuò nelle sue peregrinazioni.Col passare del tempo il ricordo di questa esperienza svanì, finché una notte, mentre stava camminando alla luce della luna, il suono di un sitar (lo strumento musicale dell’oriente) attrasse la sua attenzione. Era una musica meravigliosa, suonata con grande maestria e ispirazione.

Affascinato l’uomo si diresse verso il suonatore; ne vide le mani che suonavano abilmente; vide il sitar; e infine gridò di gioia, perché aveva capito: il sitar era composto di fili metallici, di pezzi di metallo e di legno come quelli che molto tempo prima aveva visto nelle tre botteghe e che aveva giudicato essere senza particolare significato. Ora l’indicazione del pozzo era chiara: abbiamo già tutti gli elementi necessari, ma nessuno di essi ha significato finché lo percepiamo come un frammento a sé stante; ma non appena i vari elementi sono uniti in una sintesi, emerge una nuova realtà, la cui natura ci era impossibile vedere esaminando separatamente i frammenti». (da Piero Ferrucci, Crescere, p. 9).

Così come per il sitar anche la nostra vita, se vista e vissuta come un insieme di frammenti, non ha senso; anzi ci crea sofferenza, perché carichiamo di aspettative l’uno o l’altro di questi frammenti (affetti, successi, riconoscimenti sociali o lavorativi…), aggrappandoci di volta in volta all’uno o all’altro e restando immancabilmente delusi, perché essi non possono mai soddisfare il nostro bisogno di totalità. Nello stesso modo varia l’immagine che abbiamo di noi stessi: quello che pensiamo di o vogliamo essere, quello che gli atri pensano di noi, quello che noi pensiamo che gli altri pensino e così via; la nostra identità si disperde in questo caos, non sappiamo più chi siamo veramente.

Solo imparare a cogliere noi stessi e la vita come un insieme dinamico in perpetua crescita può darci un senso e un’energia per vivere. “Il tutto è maggiore della somma delle parti”, una musica è di più delle note che la compongono; così noi siamo più dei vari aspetti con cui la nostra personalità esperisce se stessa e si presenta al mondo.

Questo è l’obiettivo principale della Psicosintesi: anziché promettere “più” di qualcosa (energia, rilassamento…) o “meno” di qualcos’altro (depressione, ansia…), anziché promuovere un migliore adattamento alle condizioni esterne (come fanno molte psicologie), vuole evocare l’interezza dell’essere umano e aiutarlo a ricostruirla là dove manca, facilitando l’accesso a un livello superiore di integrazione: questo è il modo più efficace per ottenere anche una qualità di vita più soddisfacente.

Per la Psicosintesi la mancanza di integrazione o di “sintesi” è la causa non solo delle vere e proprie malattie psichiche, ma anche del semplice disagio esistenziale che proviamo tutti. La Psicosintesi non è quindi solo una psicoterapia ma una filosofia di vita per l’uomo sano, una visione educativa dell’essere umano, che ha molti punti in comune con le più antiche e migliori tradizioni in tal senso (filosofiche, religiose e spirituali), e contemporaneamente con le visioni più avanzate del nostro tempo.

Essa persegue una formazione e ristrutturazione globale dell’uomo con ampie applicazioni: terapia, educazione familiare e scolastica, rapporti interpersonali nel campo familiare e lavorativo, percorsi di crescita personale e transpersonale. Soprattutto si considera una “scienza delle relazioni coscienti” (a livello personale, interpersonale, transpersonale, cosmico).

La Psicosintesi si pone l’obiettivo concreto di aiutare gli uomini a trasformarsi secondo la propria più vera natura; non può essere perciò una teoria astratta ma una prassi di lavoro per l’armonizzazione della personalità intorno a un Centro, un cammino esperienziale che può essere apprezzato a fondo solo percorrendolo.

È una visione amplissima, forse la più vasta e inclusiva che sia stata finora formulata: coglie l’uomo in tutti i suoi aspetti fisici, psichici e spirituali, nel suo passato profondamente radicato nel mondo animale e nella sua essenza trascendente. La sua vera denominazione è in realtà “biopsicosintesi”, termine che indica l’unità corpo-psiche-spirito (è il modello olistico più avanzato che esista ad oggi). Lo sviluppo dell’essere umano è riassunto da Assagioli nella metafora dell’albero, che cresce in altezza quanto più va in profondità, radicato in terra ma rivolto al cielo. È un processo che rafforza le radici (gli aspetti inferiori) per potersi slanciare verso l’alto (gli aspetti spirituali), per poi tornare a radicare gli aspetti più alti nella realtà.

Cenni biografici su Roberto Assagioli

Giovinezza

Roberto Assagioli nasce a Venezia nel 1888 da famiglia di origine ebraica, agiata e colta. Viaggia molto nella sua giovinezza, così come in tutta la sua esistenza. Studiando medicina si appassiona alla psicologia, allora ultima nata fra le scienze, decidendo di diventare psichiatra. Non abbandonerà mai però la sua vastità di interessi, che spazia dalla letteratura (è redattore della storica rivista letteraria La Voce) all’esoterismo e alle religioni orientali, che cerca di avvicinare alla mentalità e al linguaggio scientifico dell’Occidente.

Entra in contatto con l’ambiente europeo delle scienze psicologiche, frequentando l’ospedale Burghölzli di Zurigo, dove lavora Jung. È il primo in Italia ad interessarsi alla psicanalisi e a cercare di diffonderla.All’epoca la psicologia in Italia aveva un indirizzo naturalistico e sperimentale. Nata separandosi dalla filosofia e dalla religione, per diventare scienza positiva tralascia l’aspetto trascendente della psiche e studia i fatti (comportamentismo, l’uomo studiato dall’esterno come fenomeno). Invece Freud concentrava l’attenzione su ciò di cui l'individuo non è consapevole (dall'ipnosi, ai sogni, all’inconscio). La sua teoria rimane a lungo osteggiata dagli ambienti medici e accademici, soprattutto per il rilievo dato all’istinto sessuale. Assagioli gravita nell’ambito psicanalitico fino al 1914. poi ne prende le distanze elaborando una sua visione personale. I motivi del distacco sono simili a quelli degli altri “transfughi” da Freud (Jung, Adler, Reich): il peso eccessivo dato allasessualità rispetto agli altri

  • Campo della coscienza

Comprende i contenuti presenti al momento nella coscienza, insieme alla nostre facoltà o funzioni psichiche. Poiché i contenuti della coscienza sono estremamente mobili, il campo si sposta continuamente come un riflettore. Nello schema è solitamente collocato al centro, ma a seconda dello sviluppo dell’individuo può essere stabilmente spostato verso l’inconscio inferiore o verso il superiore (significando diversità di livello nei contenuti e negli atteggiamenti coscienti). La coscienza è una qualità dell’Essere, come la vita. Lo sviluppo psichico tende ad allargarla, a includere sempre più elementi dell’inferiore e del superiore (progressivi radicamento e elevazione).

  • Io o sé personale

Diversamente dall’Io di Freud (che è un mediatore schiacciato fra esigenze dell’ES e esigenze del Super-Io), è l’essenza indefinibile dell’essere umano, ciò che rimane sempre uguale a se stesso nel tempo, non influenzato dalle pressioni interne e esterne. Viene chiamato anche l’Osservatore, il Testimone o, psicosinteticamente, il Direttore d’orchestra.

  • Inconscio superiore o transpersonale

Racchiude quanto dell’essere umano è ancora allo stato potenziale e deve essere ancora espresso, il suo destino evolutivo. In esso hanno sede gli aspetti più elevati della personalità: intuizioni, ispirazioni, creatività, valori etici, slanci altruistici, stati estatici… ma anche senso dell’umorismo. È il campo in cui accadono le cosiddette “esperienze delle vette”, stati di coscienza non comuni, in cui capita di sentirsi trasportati in momenti particolarmente pregnanti. La repressione costante dei contenuti supercoscienti può causare disturbi psichici, esattamente come quella dei contenuti inconsci inferiori (perché mutila la completezza dell’essere umano). I disturbi possono essere causati anche da un’irruzione violenta di energia supercosciente in una personalità non abbastanza strutturata da poterla gestire.

  • Sé transpersonale

Un tempo detto “anima”, è stato una realtà a lungo esclusa dalla psicologia perché non osservabile né dimostrabile; oggi da più parte è riconosciuto come istanza essenziale per la salute psichica e l’autorealizzazione. Rappresenta l’essenza trascendente di ogni essere umano, contemporaneamente individuale e universale, collegamento fra uomo e Cosmo, che si incarna e, attraverso l’Io, guida il cammino di ogni essere umano verso il ricongiungimento col Tutto. L’Io e il Sé sono distinti ma non separati, sono al medesima realtà vista da prospettive diverse. L’Io riflette il Sé come l’acqua riflette la luce del sole: l’Io è lo specchio del Sé ma spesso è “sporco” di altri contenuti della personalità: crescere significa “pulire lo specchio”.

  • Inconscio collettivo

Assimilato dalla psicologia junghiana, è l’insieme delle esperienze compiute dall’umanità, che qui si trasformano in “archetipi” (“modelli” a priori di esperienze, predisposizione a ripercorrere, secondo modalità individuali, le stesse esperienze costitutive dell’essere uomo). L’esperienza continua dell’umanità lo mantiene vivo e dinamico. Il linguaggio dell’inconscio collettivo, come quello degli altri inconsci, è analogico-simbolico e si esprime attraverso vie che non sono sotto il diretto controllo della coscienza.

Osservazioni

Nel modello tutte le linee di demarcazione fra le aree della psiche sono tratteggiate: l’Ovoide è “poroso” verso l’esterno (inconscio collettivo e altre realtà psichiche) e al suo interno; fra le varie aree avviene una continua dinamica di energie. Ciò che muove è l’influenza del Sé, che opera come un magnete che attira a sé tutte le componenti della personalità. Così ci muoviamo costantemente fra l’attrazione del Sé (crescita, espressione della nostra vera essenza) e l’attrazione d’inerzia legata alla nostra qualità terrestre.

 

istinti, la limitazione dell’esplorazione agli aspetti inferiori e patologici, lapratica dell’analisi senza una sintesi.Egli non ne sminuisce maiperò l’importanza per l’esplorazione dell’inconscio, per la luce portata sui moventi nascosti dell’essere umano.

Assagioli mantiene invece per tutta la vita rapporti cordiali con Jung. Sosterrà sempre che la psicologia analitica di Jung è la posizione più vicina alla Psicosintesi, soprattutto per il rilievo dato ai bisogni spirituali e all’autorealizzazione. La Psicosintesi se ne distacca però per l’importanza data alla volontà e agli aspetti sociali-interpersonali.

Maturità

Dopo alcuni tentativi di diffondere le sue idee e dopo aver preso parte alla Grande Guerra, si trasferisce da Firenze (dove ha trascorso la gioventù) a Roma, dove nel 1926 fonda l’Istituto di Cultura e Terapia Psichica, che nel 1933 diventa Istituto di Psicosintesi.

Dal fascismo la sua attività è ritenuta sospetta per i rapporti internazionali e l’impegno umanitario. Durante la Seconda Guerra Mondiale sospende le attività e fa vita ritirata, spesso nascosta per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei. Arrestato nel 1940 per “attività pacifiste”, trascorre un mese in carcere: l’episodio è famoso per l’”uso” che Assagioli racconta di aver fatto di questa parentesi: un esercizio di psicosintesi e di “collaborazione con l’inevitabile”, un arricchimento di umanità.

Dopo la guerra ritorna a Firenze e riprende l’attività dell’Istituto. Per essere più libero sceglie di lavorare lontano dalle istituzioni, privatamente, con singoli e gruppi. La sua attività si svolge prevalentemente nella pratica clinica e nelle conferenze.

Tarda età

Nonostante la sua età matura sia segnata da un grave lutto (la morte del figlio Ilario), è questo il momento in cui si impegna maggiormente in viaggi e contatti per diffondere il so metodo (soprattutto nei paesi anglosassoni, dove tuttora la Psicosintesi è più conosciuta che in Italia). Nel 1958 si costituisce negli USA la Psycosynthesis Research Fondation, nel 1967 nasce il Centro di Roma. Si moltiplicano i centri di Psicosintesi nel mondo: Argentina, India, Grecia, California, Canada, Inghilterra. Partecipa a convegni in Italia e all’estero, si occupa ancora intensamente di conferenze, corsi, didattica, incontri con persone di cultura di tutto il mondo.

Sono anche gli anni in cui si raccolgono intorno a lui i collaboratori più giovani che porteranno avanti la Psicosintesi.

Assagioli si spegne, dopo breve malattia, a Capolona, presso Arezzo, nel 1974, circondato dai più fedeli discepoli.

Personalità

Assagioli non è una figura facilmente inquadrabile in un’ideologia o una corrente, forse perché è stato precursore di molte: la psicologia umanistica (attenta alle potenzialità positive presenti nell’uomo, poi fondata da Rogers e Maslow), la psicologia transpersonale (che considera le esperienze più elevate della coscienza accessibili a ogni essere umano), la psicosomatica, la psicoenergetica. Ha anticipato anche l’uso di tecniche come la visualizzazione, la musicoterapia e la terapia dei colori.

È stato un vero uomo del Rinascimento, un uomo dalla vasta cultura, di cui a un primo contatto non ci si accorgeva, vista la sua semplicità e la sua capacità di farsi comprendere da tutti.

Uomo universale, non legato a tradizioni culturali o religioni, era però in grado di comprenderle tutte, cogliendone l’essenza spirituale. Assagioli ha inteso dare alla Psicosintesi la dignità di scienza per far sì che fosse accolta anche in ambito medico-scientifico. Per lui il metodo scientifico significava sostituire l’autorità e la tradizione con l’osservazione e l’esperienza diretta. Per evitare incomprensioni ha mantenuto separata la sua attività di studioso di esoterismo e di tradizioni spirituali, specie orientali (di cui scriveva sotto pseudonimo). Ma la visione psicosintetica è fortemente influenzata da questi interessi: si può dire che è un ponte fra Oriente e Occidente.

Secondo le testimonianze di chi lo ha frequentato era un incontro indimenticabile, perché risanava con la sua sola presenza. Era come se qualcosa di lui rimanesse sempre con l’interlocutore, come se la sua vibrazione, la sua energia entrassero in lui e vi lasciassero qualcosa di indelebile. Indimenticabili erano la gioia che trapelava da lui e il suo senso dell’umorismo, che si fondevano in una “saggezza sorridente”, caratteristica predominante della sua personalità.

Assagioli non è stato un scrittore prolifico: le sue opere principali sono state scritte in inglese e tradotte poi in italiano (vista la maggiore diffusione delle sue idee all’estero). Ha scritto soprattutto lezioni, conferenze e brevi saggi e ha lasciato un numero considerevole di manoscritti, appunti e sintetici biglietti (che contengono a volte intuizioni folgoranti); tutto questo materiale è oggi patrimonio dell’Istituto di Psicosintesi di Firenze.

Il modello della psiche secondo la Psicosintesi

È il famoso diagramma dell’Uovo o Ovoide, con cui Assagioli ha inteso rappresentare la totalità della psiche. Si tratta di un modello orientativo, che sta alla realtà psichica come la mappa al territorio, poiché schematizza una realtà multiforme e misteriosa.

Si tratta comunque del più ampio e attendibile modello psichico finora disponibile. È costituito da tre divisioni orizzontali, che corrispondono al passato, al presente e al futuro dell’essere umano (nel singolo e nell’umanità).

  • Inconscio inferiore

La definizione non è morale ma evolutiva: è la nostra parte più antica, quella che filogeneticamente si è formata prima. È l’inconscio di Freud, che contiene nuclei energetici legati al nostro passato individuale e di specie (pulsioni rimosse, eros, aggressività, complessi ma anche istinti e tutto ciò che abbiamo in comune col mondo animale). Contiene anche il bios, la vita fisica, il legame col corpo (che non è staccato dalla psiche, ma è semplicemente la nostra energia più densa); controlla i processi fisici finalizzati (come la cicatrizzazione), ancora oscuri per la scienza tradizionale. Non è accessibile con un atto volontario, si rivela solo attraverso i sogni o l’analisi profonda.

  • Inconscio medio

Contiene tutto quanto non è al momento cosciente ma è facilmente accessibile: ad esempio i ricordi personali, ciò che abbiamo fatto ieri, il nostro numero telefonico ecc. L’inconscio è il nostro archivio storico. La psiche non dimentica mai nulla, poiché incide come su un supporto magnetico: ciò che cambia è l’accessibilità dei dati.

la psicosintesi

«Narra un’antica storia orientale che a un uomo, da anni alla ricerca del segreto della vita, fu detto che un pozzo possedeva la risposta a cui egli così ardentemente aspirava. Trovato il pozzo, l’uomo pose la domanda, e dalla profondità giunse la risposta: “Vai al crocicchio del villaggio, là troverai ciò che cerchi”.

Pieno di speranza, l’uomo obbedì, ma al luogo indicato trovò soltanto tre botteghe: una bottega vendeva fili metallici, un’altra legno, la terza pezzi di metallo. Nulla e nessuno in quei paraggi sembrava avere a che fare con la rivelazione del segreto della vita. Deluso, l’uomo ritornò al pozzo a chiedere una spiegazione. Ma il pozzo gli rispose: “Capirai in futuro”.

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